Storia di Grazia e del capitano Raimondi, un eroe
Fu la prima nave italiana affondata nella Seconda guerra mondiale, peraltro in un momento in cui l’Italia non era ancora in guerra. Era il Grazia, nave mercantile comandata dal Com.te Giovanni Raimondi, nonno di Stefano Stagnaro, pilota del porto e fondatore della linea di abbigliamento Harbour Pilot. Raimondi si comportò da eroe in quell’occasione, riuscendo a salvare gran parte dell’equipaggio e mantenendo il sangue freddo.
Il Grazia urtò tre mine marittime depositate da cacciatorpedinieri tedeschi al largo del Tamigi. Era già in corso il conflitto con Francia e Inghilterra. La nave, quel mattino del 19 novembre del 1939, era diretta a Trieste e a bordo aveva un carico di carbone ed un equipaggio di 32 uomini. Partito da Newcastle con mare forza 4, stava attraversando il mare del Nord e quando scoppiò la prima mina, il comandante aveva appena finito di scrivere una lettera alla famiglia da consegnare al pilota che era ancora a bordo. La prima mina venne colpita al largo di Foreland e il comandante lanciò immediatamente i sette colpi di sirena: abbandonare la nave.
Una colonna d’acqua e di fumo si vide sin da terra. Ne seguirono altre due: erano mine che colpivano il centro della nave e la poppa, dopo che la prima aveva distrutto la prua. Del piroscafo Grazia, varato il 3 ottobre del 1923, non rimaneva in pratica più nulla. Le scialuppe erano già in mare e Raimondi lasciò per ultimo la nave portando in braccio il marinaio Baldassarre Sanfilippo, gravemente ferito durante l’esplosione.
Purtroppo il marinaio morì in scialuppa, prima di arrivare a Dover. Alla fine le vittime furono sei, i primi di una lunga lista di marittimi della Marina mercantile che persero la vita negli anni della guerra. In totale furono 7.164. A portare a terra i superstiti fu il Gipsy, cacciatorpediniere della marina inglese che solo due giorni dopo fece la stessa fine del Grazia, saltando su una mina davanti ad Harwich.
“Se il mare non fosse stato così agitato e l’acqua così fredda – ha dichiarato poi Raimondi alla Stampa – ci saremmo tutti salvati, a dispetto delle tre mine”. L’equipaggio, grazie al fermo comando del capitano, mantenne calma e freddezza. Un elemento decisivo per salvare così tanti uomini. La figlia del capitano, madre di Stefano Stagnaro, in ricordo di quell’episodio, fu chiamata Grazia.
La tragedia ebbe ovviamente una eco enorme sulla stampa. Il Mattino Illustrato dedicò al coraggio di Raimondi una copertina e tutti i giornali si occuparono di quell’episodio, intervistando i superstiti e ricostruendo l’esplosione nei minimi dettagli. Nel negozio di Harbour Pilot, a Marinara, trovate i cimeli che ricordano il 19 novembre del 1939.
- Uno degli articoli dedicati alla tragedia
- L’equipaggio
- Uno degli articoli dedicati alla tragedia
- Il quadretto appeso in negozio
- Il piroscafo Grazia
- Il Mattino Illustrato