Il comandante eroe che salvò 1.500 ebrei
E’ notizia di pochi giorni fa la messa all’asta della lista di Schindler, il famoso documento che permise all’imprenditore tedesco di salvare migliaia di ebrei. Oskar Schindler è stato nominato tra i “giusti” del popolo di Israele. In molti conoscono la sua storia grazie al bellissimo film di Steven Spielberg. Oggi però vogliamo raccontarvi la storia di un altro “Giusto tra le nazioni”. Si chiamava Emanuele Stagnaro, era un comandante originario di Riva Trigoso, località ligure nei pressi di Sestri Levante.
Nel 1940 Stagnaro solcava a bordo della nave Esperia, direzione Alessandria d’Egitto. Era partito da Napoli con un carico di 1.500 profughi ebrei. Erano persone fuggite dai paesi occupati dai nazisti (che anche in Italia, viste le leggi razziali del 1938, avevano trovato un clima ostile) e che speravano di trovare salvezza. L’Esperia è quasi arrivata ad Alessandia quando a Stagnaro arriva un telegramma: deve tornare indietro. L’Italia è entrata in guerra e la città egiziana è sotto il controllo degli inglesi. L’Esperia deve tornare a Trieste dove ci sono i treni già pronti a deportare in Germania gli ebrei.
Stagnaro si consultà con Itzhak Hazan, un diplomatico egiziano e collaboratore dei servizi segreti di Sua Maestà che era a bordo con una famiglia. Insieme all’equopaggio decide di approfare a Mex, piccolo porto egizio ancora sotto il controllo egiziano. Lì fa scendere i 1.500 ebrei e poi torna a Napoli, dicendo che il telegramma era arrivato tardi. L’anno dopo l’Esperia viene affondata. Al negozio Harbour Pilot di Marina c’è una testimonianza di quella nave: uno dei salvagenti del piroscafo, chiamato “la ballerina del Mediterraneo”. Anche Stagnaro è poi stato una vittima di guerra: morì nel 1942, affondato mentre trasportava un contingente di alpini che – tragica ironia della sorte – trovarono la morte in mare.
A raccontare la sua storia, nel 2004, è James Hazan, il figlio del diplomatico che all’epoca dei fatti aveva sette anni. Nessuno crede alla sua storia finché non la racconta a Londra, ad un cocktail party, per l’ennesima volta. Ascoltandola, una donna si illumina: è Claudia Roden – notissima autrice di libri di cucina -. Anche lei era sulla nave e conosce la storia perché il padre, Cesare Douek, era tra i pochissimi a conoscenza della cospirazione a bordo di quella nave. Ed è così che il comandante entra a pieno titolo nella “foresta dei giusti”.